Il sistema fortificato

Ultima modifica 13 marzo 2024

Il ruolo di Cascina nel territorio pisano

Come attestato da più documenti del XII - XIII secolo, dopo il Mille Cascina assume un ruolo di rilievo nei rapporti con Pisa sia dal punto di vista economico che strategico. Il borgo ricoprirà la funzione di avamposto fortificato in direzione di Firenze, concepito non solo in senso militare, ma soprattutto come struttura di protezione del territorio agricolo. L'esame della cinta muraria e delle sue vicende storiche testimonia il prevalere nel tempo di quest'ultima funzione.

L'impianto della città

L'impianto della città è desumibile dalla ricostruzione di quattordici rettangoli disposti su due file, orientati nord-sud e ortogonali al letto dell'Arno. La simmetria delle parti è rigorosa: i rettangoli meridionali misurano m. 37.50 x 106 e quelli settentrionali m. 37.50 x 120. La loro disposizione è lungo l'asse viario est-ovest, l'attuale via Garibaldi, per un certo periodo di tempo strada principale del borgo. La prima menzione di una cinta muraria risale al 1269, ed è da mettere in connessione con la parte del sistema difensivo del territorio più vicino alla città. 

Prime fortificazioni e perfezionamento del sistema difensivo

Sulla base di documenti d'archivio sappiamo che nel 1142 il borgo di Cascina, probabilmente già suddiviso in zone militari, si munisce di un castello e di una torre militare. È da presupporre che a presidio di esse, in particolare in corrispondenza degli sbocchi delle strade perpendicolari all'asse viario est-ovest, fossero previste strutture che, in un primo momento di materiale poco consistente (legno), furono progressivamente rinsaldate. La notizia del 1269 deve riferissi ad una prima struttura muraria, non molto elevata, a limite e difesa di tutto il borgo. In essa, come nella precedente fortificazione, dovevano essere state previste delle torri.

Agli inizi del XIV secolo risalire lo spostamento della via principale verso sud con la costruzione di una strada più ampia che taglia in due gli isolati meridionali. Negli stessi anni si rafforzano le mura, si consolidano le torri, si apre la piazza d'armi nella zona sud ovest della città; nello stesso luogo si costruisce la rocca, secondo le usanze militari del tempo che ne prevedevano l'edificazione nella parte del borgo più prossima alla città da cui esso dipendeva (Pisa). Tutto ciò come conseguenza delle devastazioni subite da Cascina nel 1292, anno in cui le truppe fiorentine lasciarono in piedi solo la pieve e parte della vecchia torre militare. Da questo momento Cascina assume l'attuale reticolo urbanistico che resterà pressoché intatto fino ai tempi moderni.

Nel 1364 la battaglia di Cascina, nel 1370 le scorrerie di Giovanni Acuto e nel 1385 la notizia di altre incursioni delle compagnie di ventura, fanno sì che si decida di riprendere i lavori di ristrutturazione della difesa di Cascina, dando vita ad un sistema difensivo molto avanzato per l'epoca. Si rialzano le mura fino al livello attuale, si rinforza la rocca, si ristrutturano le torri dando loro dislocazione e forma esistenti, si definiscono le due porte: A) porta fiorentina, ad est, a due fornici, ricavata alla base del torrione costruito per proteggere l'accesso alla città; B) porta pisana, ad ovest, ha una collocazione originaria più problematica. Da foto di fine ottocento, infatti, essa appare a fianco della torre civica, ma durante il restauro di quest'ultima tracce di un possente arco alla sua base, hanno fatto presupporre che la collocazione originaria della porta fosse del tutto analoga a quella fiorentina. 

Il sistema difensivo così ottenuto, anche per la sua modernità, diviene quello definitivo. Poco più tardi, dopo la generalizzazione dell'uso delle armi da fuoco, vennero aperte le bocche per le bombardiere.

Le torri

Seguendo il perimetro rettangolare della città, le mura, nella loro stesura definitiva, erano intervallate da dodici torri (escluse le due a difesa delle porte) di cui quattro d'angolo. Tutte le torri erano aperte dalla parte interna ed avevano pianta ad "U", salvo quelle d'angolo che erano invece a pianta pentagonale aperta all'interno. Le pentagone superavano di quattro metri le mura, alte circa m. 7.50, ed avevano le facce di m. 5 e i fianchi di m. 3.20; il quinto lato, vuoto, misurava m. 4.85. Tutte le torri erano composte di due piani con due solai, il primo corrispondeva al corridoio delle mura. L'accesso ai piani era garantito solo da scale mobili. Ad un periodo di poco più tardo risalgono le feritoie a doppia strombatura utilizzate per le bombarde.

Materiali e tecniche utilizzate per la costruzione delle mura

Nelle parti migliormente conservate del perimetro difensivo possono individuarsi tre fasce, anche se non uniformi per tutto il tracciato. Ciò a testimonianza che le mura furono il frutto di un processo costruttivo non certo breve e lineare. Le fondamenta e la prima fascia, alta circa due metri da terra, sono di verrucano sommariamente sbozzato. La seconda fascia alta circa m. 3.50 (5.50 da terra) è di materiale eterogeneo: le pietre sono di dimensioni minori e vi appaiono inserimenti, talora cospicui, di mattoni. La terza fascia di circa due metri è composta di materiale frammentario e di dimensioni minori. L'orlo superiore è segnato da una cornice di mattoni aggettanti che serviva per aumentare l'ampiezza del camminamento. Le torri sono di mattoni.

La costruzione è formata da due cortine parallele distanti fra loro cm. 70 e larghe cm. 30. Esse poggiano su un basamento che affonda nel terreno con un gradino, in maniera che la parte più bassa offra una superficie di appoggio più ampia e quindi garantisca una maggiore stabilità. L'intercapedine fra l'una e l'altra cortina è riempita di materiale non lavorato e di scarto, le pietre sono tenute insieme da strati di malta. Lo sviluppo in alto della costruzione era reso  possibile dall'uso di ponteggi in legno dell'altezza media di m. 1.50; l'ultimo piano di ponteggi non veniva tolto e serviva da camminamento.

Lo stato della conservazione

La cinta delle mura oggi si presenta molto frammentaria. Distruzioni, manomissioni e ricostruzioni indebite ne hanno completamente modificato la fisionomia originaria. Confrontando le planimetrie di Cascina dal 1820 ad oggi è evidente una sensibile trasformazione non tanto della struttura urbanistica, quanto delle funzioni in essa presenti con la progressiva sostituzione di ampi spazi adibiti ad orti con agglomerati di edifici per abitazioni ed annessi. Per ciò che riguarda le mura è da sottolineare che i maggiori danni subiti risalgono al periodo intercorrente tra la fine dell'Ottocento e la seconda guerra mondiale: porta fiorentina nel 1889 e porta pisana solo pochi anni prima vengono demolite per far posto al passaggio del tram a cavalli. Le torri vengono tamponate ed adibite ad abitazione e le cortine vengono sfruttate come muri d'appoggio per nuove costruzioni o vengono abbassate.