9. L'eccidio di San Benedetto a Settimo

Ultima modifica 5 aprile 2018

Tra il 13 e il 14 luglio 1944 Alberto Donati, Secondo Neri, Giovanni Chiellini e Gino Fantozzi vengono uccisi dai soldati nazisti. Alcuni giorni prima degli sconosciuti avevano gettato sulla strada dei chiodi, causando lo sgonfiamento delle ruote di un paio di automezzi tedeschi. Gli occupanti li avevano allora catturati con l'accusa di sabotaggio, interrogandoli e torturandoli per alcuni giorni. Infine, trasferiti a San Benedetto, furono trucidati nei pressi dell'abitazione di Secondo Neri. I tedeschi impedirono ai parenti e ai compaesani di portare via i corpi per 24 ore, affinché i cadaveri servissero da monito per il resto della popolazione.

Collocazione targa: San Frediano a Settimo, via T. Romagnola.

Biografia politica del fu Neri Secondo, trucidato dai tedeschi l'11/7/1944, rilasciata dal Comitato di liberazione nazionale di Cascina, s.d. (Archivio storico del Comune di Cascina, Carteggio generale, b. 65, 1944-1947).
Neri Secondo di Teofilo di anni 51, residente a Cascina Piazza Vittorio Emanuele, fu uno dei più fervidi antifascisti delle nostre zone pur non essendo inquadrato in nessun partito. All'inizio della fondazione del partito socialista italiano fu iscritto a quel tempo e per la sua fede e attaccamento fu nominato nelle elezioni del 1920-1921 rappresentante e Consigliere di Seggio.
Durante il periodo dei massacri fascisti si vide alla testa dei suoi compagni in S. Frediano a Settimo a difendere i propri principi, ma dopo il sopravvento del partito fascista fu costretto a ritirarsi dalla vita politica perché minacciato di morte. Dopo un periodo di tre anni iniziò nuovamente la sua propaganda di antifascista e fu proprio nel 1927 che gli nacque il figlio Nello, deficiente di mente in seguito allo spavento della moglie durante una perquisizione operata dai fascisti che rintracciarono nella sua abitazione manifestini di propaganda ed armi. In seguito fu sempre perseguitato e nonostante le minacce non aderì mai alle proposte fattegli, ma seguitò intensamente la sua propaganda.
L'11 luglio 1944 fu preso in ostaggio da una colonna tedesca perché furono trovati sulla via Tosco Romagnola alcuni chiodi a triangolo lanciati dai Patrioti. Portato a S. Casciano (Cascina) sotto la scorta armata, dopo due giorni di inauditi spregi e sofferenze ed anche depredato, fu condannato alla fucilazione per essere appartenuto a bande di ribelli sabotatori di linee di comunicazione tedesche. La sera del 13 luglio medesimo fu portato insieme ad altri due suoi compagni sul posto dove era accaduto il sabotaggio (nei pressi della sua abitazione), incendiata la casa, fu barbaramente assassinato da sette appartenenti alle SS tedesche che con pugnali e fucili mitragliatori lo finirono. È accertato che gli furono levati gli occhi e gettato tra le fiamme della sua dimora. Fu quindi esposto al pubblico per 24 ore con il solito cartello ammonitore della fine di coloro che appartenenti a bande partigiane si rendono colpevoli di sabotaggio. Così il Neri Secondo finì la sua vita lasciando la moglie e il figlio Nello deficiente di mente.
Testimoni della vita passata: Giuseppe Pasetti e Biasci Olinto; testimoni dell'esecuzione: Garzella Loris e Lelli Oscar. Tutti di S. Benedetto a Settimo.

 

Neri secondo